La questione degli adeguati assetti societari, regolamentata dall’articolo 3 del Codice della Crisi d’Impresa, rappresenta un tema importante che coinvolge imprese, esperti, accademici e giudici, e il legislatore stesso. Recenti modifiche normative, come il correttivo ter del Codice della Crisi, hanno contribuito a ridefinire gli indicatori e gli obblighi legati alla prevenzione delle crisi aziendali. Tuttavia, resta ancora aperto il dibattito sul reale ruolo di queste misure: si tratta di un obbligo finalizzato alla gestione aziendale o di un’opportunità per rilevare tempestivamente segnali di difficoltà?
La funzione degli assetti societari: prevenire la crisi prima che si manifesti
L’articolo 3 del CCII non si limita a identificare segnali di crisi in corso, ma si concentra sulla prevenzione. In particolare, suggerisce strumenti e metodologie che permettono di individuare e affrontare in anticipo eventuali segnali di vulnerabilità, evitando che si trasformino in problemi gravi per la continuità aziendale. Questa impostazione preventiva, sebbene funzionale, ha generato interrogativi su diversi fronti.
Dal punto di vista operativo, emerge la necessità di definire come tali strumenti debbano funzionare per garantire la tutela dell’impresa. Potrebbe essere utile, ad esempio, individuare standard precisi e universalmente riconosciuti? Un altro aspetto delicato riguarda le piccole e medie imprese, che spesso faticano a formalizzare il monitoraggio del rischio, un elemento intrinseco all’attività imprenditoriale.
Assetti societari come indicatori di pre-crisi: uno sguardo prospettico e preventivo
Il correttivo ter ha ulteriormente chiarito il ruolo degli indicatori elencati nell’articolo 3, comma 4. Questi strumenti, infatti, non sono progettati per segnalare crisi in atto o situazioni già compromesse, ma per identificare in anticipo potenziali segnali di crisi. Infatti, la loro funzione è prospettica, mirata a prevenire lo sviluppo di problematiche più gravi. Tale approccio spiega anche le soglie basse previste dall’articolo 25-novies e il fatto che l’istanza per l’accesso alla composizione negoziata venga richiesta solo in presenza di specifici presupposti.
Un nuovo equilibrio tra prevenzione e responsabilità
La logica dell’articolo 3, collocato tra i principi generali del Codice della Crisi, sembra orientata a favorire una gestione imprenditoriale preventiva. Adottando questa prospettiva, l’imprenditore non solo può ridurre il rischio di crisi, ma anche aumentare le possibilità di successo in caso di necessità di risanamento. Questo approccio normativo sembra anche voler bilanciare le responsabilità dell’imprenditore nei confronti dei creditori, isolando alcune circostanze tipiche della vita aziendale che, al contrario, potrebbero essere utili per gestire le difficoltà.
Applicazioni nelle PMI
Per comprendere meglio il valore degli adeguati assetti societari, è utile “superare i confini” del Codice della Crisi e adottare un approccio economico-aziendalistico. Questo binomio “crisi-risanamento” appare particolarmente rilevante nelle PMI, dove la gestione del rischio e la prevenzione delle crisi non sempre trovano spazio in strutture formali. Un’analisi più ampia potrebbe contribuire a risolvere alcune ambiguità normative e offrire agli imprenditori strumenti più efficaci per affrontare situazioni di difficoltà.
In conclusione, gli adeguati assetti societari non sono soltanto un obbligo imposto dalla legge, ma un’opportunità strategica per le imprese. La loro adozione consapevole può rappresentare un vantaggio competitivo, capace di proteggere il valore aziendale e garantire la continuità nel tempo.
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