Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il modo di operare delle imprese, portando enormi vantaggi in termini di efficienza, automazione e riduzione dei costi. Tuttavia, questa stessa tecnologia può diventare una fonte di rischio legale, generando nuove tipologie di reati difficili da prevedere e controllare.
L’algoritmo, infatti, non può essere considerato un soggetto di diritto, ma può favorire la commissione di reati, mettendo in pericolo l’azienda che lo utilizza. In questi casi, è l’ente – e non il software – a rispondere penalmente, soprattutto se non ha adottato adeguati strumenti di prevenzione previsti dal Decreto Legislativo 231/2001 (D.Lgs. 231/2001).
In questo scenario, parlare di reati di intelligenza artificiale non significa attribuire responsabilità penali alle macchine, ma evidenziare i comportamenti illeciti che possono essere commessi tramite l’uso improprio o non controllato di sistemi basati su IA.
Cosa si intende per reati di intelligenza artificiale
I reati di intelligenza artificiale comprendono tutte le violazioni commesse tramite o con l’ausilio di sistemi automatizzati. Le modalità possono essere molteplici e spesso difficili da individuare, proprio perché i processi guidati dall’IA operano con velocità e complessità elevate.
Alcuni esempi pratici includono:
- Falsificazione di bilanci: un software di IA può generare documenti contabili falsi o manipolare dati finanziari per occultare perdite o simulare profitti inesistenti.
- Frodi verso la pubblica amministrazione: l’automazione di richieste indebite di contributi o agevolazioni economiche può essere orchestrata attraverso algoritmi sofisticati.
- Manipolazione dei mercati finanziari: con strategie di pump and dump o wash trading, l’IA può eseguire centinaia di operazioni in pochi millisecondi, alterando l’andamento di titoli quotati.
- Reati ambientali: sistemi di controllo industriale possono falsificare i dati relativi alle emissioni, eludendo i limiti previsti dalle normative ambientali.
- Incidenti sul lavoro: un robot industriale “intelligente”, se mal programmato o privo di controlli adeguati, può causare gravi infortuni, con conseguente responsabilità dell’impresa.
Questi scenari dimostrano come l’IA possa diventare un “braccio operativo” per comportamenti penalmente rilevanti, anche in assenza di una volontà diretta della macchina. La responsabilità ricade quindi sull’azienda che trae vantaggio dall’illecito o non ha messo in atto protocolli di prevenzione.
Il ruolo del Decreto 231 nella prevenzione dei reati di IA
Il Decreto Legislativo 231/2001 introduce la responsabilità amministrativa delle imprese per i reati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente da parte di dirigenti o dipendenti.
Questo principio si applica pienamente anche ai reati di intelligenza artificiale. Se un algoritmo viene utilizzato per compiere attività illecite, e l’azienda non ha previsto controlli o procedure di sicurezza, sarà quest’ultima a rispondere delle conseguenze legali ed economiche.
Per evitare questo rischio, le imprese devono adottare un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOGC), che includa protocolli specifici per:
- Mappare i rischi legati alle tecnologie di IA;
- Monitorare costantemente il funzionamento degli algoritmi;
- Tracciare ogni decisione presa dai sistemi automatizzati;
- Definire ruoli e responsabilità tra sviluppatori, utilizzatori e controllori.
Questi protocolli, definiti come “AI Governance Protocol”, rappresentano una novità fondamentale per le aziende che vogliono sfruttare l’IA in modo sicuro e conforme alla legge.
Strumenti di compliance per gestire i rischi dell’IA
Fino a pochi anni fa, un codice etico e alcune procedure interne potevano essere sufficienti per dimostrare la volontà dell’azienda di operare in modo corretto. Oggi, però, questo non basta più: la complessità dei sistemi di IA richiede presidi molto più avanzati, come ad esempio:
- Registri degli algoritmi, che documentino in modo trasparente la logica e i dati utilizzati;
- Audit tecnici periodici, per verificare l’affidabilità e la conformità dei sistemi di IA;
- Mappature dettagliate dei rischi tecnologici, con particolare attenzione ai settori ad alto impatto;
- Sistemi automatici di segnalazione (flag), per identificare comportamenti anomali in tempo reale;
- Separazione tra sviluppatori e controllori, per evitare conflitti di interesse;
- Tracciabilità completa delle decisioni algoritmiche, così da poter risalire alle cause di eventuali errori o illeciti.
L’obiettivo è costruire un ambiente di governance tecnologica che prevenga i reati di intelligenza artificiale prima che si verifichino.
Novità legislative: AI Act e nuove fattispecie di reato
La normativa italiana ed europea si sta rapidamente evolvendo per affrontare le sfide poste dall’IA.
In Italia, il disegno di legge sull’intelligenza artificiale, approvato dal Senato il 20 marzo 2025 e dalla Camera il 25 giugno 2025, introduce importanti novità, tra cui:
- Aggravanti specifiche per i reati commessi tramite l’uso di IA, come manipolazione del mercato o aggiotaggio;
- Nuovi reati autonomi, come la diffusione di contenuti deepfake (art. 613-quater c.p.), che possono ledere la reputazione di persone o aziende;
- Il reato di scraping abusivo, ovvero l’estrazione automatizzata di dati protetti da siti web;
- Il data mining non autorizzato, quando l’analisi di grandi quantità di dati viola i diritti di proprietà intellettuale.
Parallelamente, a livello europeo, il Regolamento AI Act ha introdotto norme precise per i sistemi di IA classificati come ad alto rischio, imponendo severe restrizioni e sanzioni per chi utilizza tecnologie vietate, come:
- sistemi di social scoring,
- sorveglianza biometrica in tempo reale,
- applicazioni che violano i diritti fondamentali delle persone.
La prevenzione passa dalla formazione e dalla cultura aziendale
Non basta implementare firewall o software di protezione: la vera sfida è creare una cultura aziendale consapevole, che consideri la gestione dei rischi tecnologici come parte integrante della strategia d’impresa.
Le aziende dovrebbero investire in:
- Formazione continua per dirigenti e dipendenti, così da riconoscere i potenziali pericoli legati all’uso dell’IA.
- Audit multidisciplinari, che coinvolgano esperti di compliance, IT, sicurezza informatica e diritto.
- Dialogo costante tra funzioni aziendali, in particolare tra top management e team tecnologici.
- Selezione accurata degli organi di controllo, come collegi sindacali e organismi di vigilanza.
In altre parole, la prevenzione dei reati di intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica, ma una responsabilità collettiva che riguarda l’intera organizzazione.
L’intelligenza artificiale offre opportunità straordinarie, ma espone anche le aziende a nuove forme di rischio legale.
Il Decreto 231, con i suoi strumenti di prevenzione, rimane la base normativa per costruire un modello di gestione efficace.
In questo contesto, la parola chiave è prevenzione: agire oggi per evitare che i reati di intelligenza artificiale diventino un problema domani.
Per ulteriori informazioni riguardo l’applicazione del Modello 231, rivolgiti a Bottari & Associati. Siamo operativi su tutto il territorio nazionale. Contattaci per una consulenza.