L’analisi delle performance aziendali non si limita esclusivamente agli aspetti economico-finanziari, ma si estende anche a quei valori intangibili che spesso rappresentano la vera forza di un’impresa moderna. Questi asset immateriali, come la reputazione, il know-how e il capitale umano, sono oggi considerati cruciali per il successo aziendale.
Come è cambiato il valore aziendale
Negli anni ’70, le più grandi aziende quotate in borsa erano attive nei settori della tecnologia, automotive ed energia. Oggi, i giganti come Microsoft, Apple, Nvidia e Amazon dominano il mercato. Tuttavia, a differenza del passato, dove il valore aziendale era legato principalmente agli asset materiali, oggi sono gli asset immateriali a generare valore: utenti, know-how e proprietà intellettuale.
Un dato significativo: nel 1975, solo il 17% del valore delle imprese dell’S&P 500 derivava da asset immateriali. Nel 2015, questa percentuale è salita all’84%. Questo spostamento dimostra quanto gli asset intangibili siano oggi determinanti per la creazione di valore.
Il capitale Intellettuale: il vero valore aziendale
Oggi, la vera leva per il successo aziendale risiede nel capitale intellettuale: conoscenza, capacità di innovare e leadership. La redditività non dipende più solo dagli impianti e dalle strutture, ma dall’intelligenza e dall’intuizione di chi guida l’azienda. Henry Ford lo aveva già intuito, affermando che: “Le due cose più importanti non compaiono nel bilancio di un’impresa: la sua reputazione e i suoi uomini”.
Capitale Intellettuale e l’innovazione digitale
Il capitale intellettuale trova un alleato prezioso nelle innovazioni digitali. Gli incentivi promossi recentemente, come il piano Transizione 5.0 o l’industria 4.0, sono mirati a sostenere la crescita attraverso investimenti in tecnologie avanzate e digitalizzazione. Si tratta di un cambiamento culturale radicale che non solo introduce nuove tecnologie, ma ridefinisce il modo in cui le aziende creano valore e operano, grazie a un ambiente interconnesso e automatizzato.
Nel contesto dell’attuale rivoluzione digitale, la formazione del personale diventa un pilastro fondamentale per adattare le competenze del capitale umano alle tecnologie emergenti. Lo sviluppo di nuove capacità, soprattutto in ambito tecnologico, non solo accresce il valore del capitale umano, ma si riflette anche in un incremento del valore aziendale.
È essenziale, tuttavia, non tralasciare l’importanza delle cosiddette soft skills – abilità che non sono necessariamente legate al digitale o a competenze professionali specifiche, come il problem solving, il lavoro di squadra, la flessibilità mentale e la capacità di individuare i propri limiti di conoscenza. Anche le competenze tecniche specialistiche continuano a giocare un ruolo cruciale.
Capitale intellettuale come vantaggio competitivo
Ad oggi, le aziende di maggior successo basano sempre più il proprio vantaggio competitivo su capacità intellettuali e non più solo su asset tangibili. Queste imprese si distinguono per l’intelligenza con cui gestiscono i processi, l’innovazione e l’attenzione alla soddisfazione del cliente. Il contatto costante con il cliente, l’analisi dei feedback e la capacità di identificare le attività essenziali per rispondere ai mutamenti delle esigenze del mercato sono caratteristiche comuni delle aziende di successo. Una volta definite queste attività chiave, tali aziende sviluppano, internamente o tramite partner selezionati, le competenze necessarie per eccellere.
Il focus, dunque, non è più sul prodotto, ma sull’abilità di eseguire in modo eccellente quelle attività che apportano un valore cruciale al mercato di riferimento. Il profitto oggi deriva sempre più da queste competenze strategiche, che permettono di differenziarsi.
In questo scenario, sono gli asset intangibili a rappresentare le fondamenta della creazione di valore. Gli investimenti dovrebbero essere orientati meno su beni fisici e più sullo sviluppo di persone capaci di gestire relazioni, innovare e focalizzarsi su ciò che rende unica l’azienda.
Misurare e gestire gli asset intangibili
Perché gli asset immateriali possano essere realmente gestiti, devono essere misurati. La gestione degli intangibles richiede infatti una valutazione costante. Purtroppo, molti sistemi di controllo tradizionali non riescono a catturare la rilevanza e il valore di questi asset, anzi, talvolta rappresentano una minaccia per il loro sviluppo. Poiché risulta difficile misurare la redditività degli investimenti in capitale intellettuale, tali spese vengono spesso considerate eliminabili, con il rischio di sottostimare l’importanza strategica di tali investimenti.
In realtà, gli investimenti in capitale intellettuale dovrebbero essere visti come “investimenti per il futuro”, dai quali dipende la capacità di competere a lungo termine dell’azienda. Ridurre, o addirittura non effettuare questi investimenti, significa minare la competitività futura.
Un nuovo approccio alla pianificazione strategica
L’analisi delle performance aziendali deve andare oltre i tradizionali parametri economici e finanziari, includendo anche fattori qualitativi, essenziali per raggiungere obiettivi a lungo termine. Mentre i bilanci forniscono un quadro utile della performance passata, non garantiscono il mantenimento di tali risultati nel futuro, né consentono un approccio proattivo alla gestione delle crisi aziendali.
Sono diventanti, quindi, essenziali gli strumenti di misurazione che integrano sia fattori quantitativi che qualitativi, come il modello della Balanced Scorecard (BSC). Questo modello consente di monitorare non solo i risultati finanziari, ma anche i processi interni, l’innovazione e l’apprendimento, e la soddisfazione dei clienti. Misurando tali aspetti, l’azienda può adottare un approccio strategico che valorizza e coltiva i suoi asset intangibili, garantendo così un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo.
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