Negli ultimi anni, il panorama normativo italiano ha visto l’introduzione di importanti obblighi per gli imprenditori in merito all’adozione di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili. Questa evoluzione legislativa, sancita dall’art. 2086 del Codice Civile, è diventato un tema centrale per le imprese a seguito delle modifiche apportate dal Codice della crisi. Sebbene tali obblighi siano in vigore da oltre cinque anni per le imprese collettive e da più di due per le ditte individuali, molte aziende non hanno ancora implementato pienamente queste misure. Questo articolo vuole approfondire i rischi associati alla mancata adozione degli assetti organizzativi e, al contempo, le opportunità che si aprono per imprenditori e commercialisti.
Dalla gestione contabile agli assetti organizzativi
Storicamente, la normativa italiana ha sempre imposto agli imprenditori l’obbligo di mantenere scritture contabili accurate, come stabilito dall’art. 2214 del Codice Civile, per garantire una corretta rappresentazione delle performance aziendali. Tuttavia, con l’introduzione del Codice della crisi e delle nuove modifiche all’art. 2086 del Codice Civile, l’attenzione si è spostata verso una gestione aziendale proattiva e prospettica, che impone all’imprenditore non solo di gestire con attenzione l’aggiornamento contabile, ma soprattutto di ragionare in funzione dei possibili scenari futuri che l’impresa si troverà ad affrontare.
Dal 16 marzo 2019, gli imprenditori che operano sotto forma societaria devono adottare adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, capaci di rilevare potenziali squilibri economico-finanziari e prevenire la crisi aziendale. Questo obbligo si applica anche alle ditte individuali a partire dal 15 luglio 2022. Tali assetti non rappresentano solo un adempimento burocratico, ma sono strumenti fondamentali per assicurare una gestione aziendale efficiente, basata su una visione prospettica del flusso di cassa e sulla sostenibilità del debito.
L’adozione di assetti organizzativi idonei non è solo un dovere per le imprese, ma anche una garanzia per i terzi. Banche, fornitori e stakeholder esterni hanno tutto l’interesse a sapere che l’impresa abbia predisposto le misure necessarie per prevenire eventuali difficoltà economiche. Questo è particolarmente importante nel contesto della redazione del bilancio aziendale, dove l’adozione degli assetti organizzativi, o le eventuali carenze, devono essere segnalate in nota integrativa o nella relazione sulla gestione.
In tal senso, è importante sottolineare che anche il revisore legale è tenuto a valutare l’adeguatezza degli assetti, in particolare amministrativo e contabile, e ad esprimere un parere in merito.
Questo impatta fortemente su quelle aziende che si trovano nell’obbligo di dover nominare per la prima volta il revisore legale per aver superato i limiti previsti dalla normativa per l’esonero, e poi non sono strutturate adeguatamente dal punto di vista organizzativo.
La normativa distingue due approcci complementari: backward looking (rivolto al passato) per la tenuta delle scritture contabili, e forward looking (proiettato verso il futuro) per l’adozione degli assetti organizzativi. Quest’ultimo è essenziale per anticipare potenziali crisi e assicurare il monitoraggio costante del mantenimento della continuità aziendale.
Il ruolo strategico del commercialista
Per i commercialisti, l’introduzione degli adeguati assetti rappresenta una nuova frontiera professionale, a condizione che impegnino parte della loro attività a sviluppare competenza specifica per dare supporto professionale e qualificato alle imprese.
In tal modo, le aziende possono beneficiare dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di un sistema di gestione in grado di pianificare e monitorare, ad esempio, il flusso di cassa prospettico, potendo anticipare e fronteggiare eventuali periodi di illiquidità e sfruttare, di contro, periodi con liquidità eccedente.
Secondo un’indagine dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, il 50% degli imprenditori è interessato a migliorare la propria gestione aziendale attraverso strumenti come il controllo di gestione o la pianificazione strategica.
Inoltre, il rispetto delle nuove normative è fondamentale per aiutare le imprese a ottenere finanziamenti bancari o a rinnovare linee di credito esistenti. Le nuove linee guida della European Banking Authority (EBA) e la normativa italiana, infatti, richiedono alle banche di valutare la sostenibilità del debito delle imprese per i 12 mesi successivi. Ciò rende indispensabile la predisposizione di un sistema di pianificazione che includa il budget di tesoreria (flussi di cassa prospettici).
I rischi per gli amministratori e le imprese
La mancata adozione degli adeguati assetti organizzativi comporta rischi non trascurabili per gli amministratori, chiamati a rispondere in via solidale illimitata in caso di mancata adozione, e per le imprese.
Le aziende che non rispettano queste norme, infatti, possono essere soggette a comunicazioni da parte di creditori pubblici, come INPS, INAIL e Agenzia delle Entrate, che potrebbero attivare azioni esecutive in presenza di debiti scaduti. Inoltre, le banche potrebbero rifiutare la concessione di nuovi prestiti o il rinnovo di linee di credito, mettendo a rischio la continuità aziendale.
Altre conseguenze possono includere l’intervento dell’autorità giudiziaria, nei casi più gravi, che potrebbe promuovere la liquidazione giudiziaria dell’impresa e/o la revoca degli amministratori, o l’azione legale da parte dei soci o dei creditori.
In un contesto economico in continua evoluzione, l’adozione di adeguati assetti organizzativi e contabili non rappresenta solo una necessità normativa, ma anche un’ opportunità per le imprese di migliorare la propria gestione attraverso la pianificazione e il controllo, strumenti indispensabili per affrontare con successo le sfide future e assicurare la crescita e la resilienza della propria impresa.
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