Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello scorso 6 luglio del “Decreto legislativo di attuazione della Direttiva PIF (UE) 2017/1371”, relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale, c.d. Direttiva PIF, è stato ancora una volta ampliato l’elenco dei “reati presupposto” ex D.Lgs. 231/2001, con conseguente ulteriore estensione del perimetro di responsabilità degli enti.
Nel D.Lgs. 231/2001 vengono introdotti i delitti di frode nelle pubbliche forniture, frode ai danni del Fondo europeo agricolo di garanzia e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (frode in agricoltura), peculato mediante profitto dell’errore altrui, abuso d’ufficio, contrabbando, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione e indebita compensazione (questi ultimi, di natura tributaria, se commessi nell’ambito di “sistemi fraudolenti transfrontalieri”).
Di particolare significato l’inclusione, seppur limitata a determinate circostanze, dei reati di natura tributaria, cioè dichiarazione infedele, omessa dichiarazione e indebita compensazione, che conferma l’orientamento della progressiva inclusione di reati riconducibili alla “ordinarie attività” di impresa (reati societari e tributari).
Prosegue, quindi, l’azione del legislatore finalizzata ad ampliare sempre di più il panel dei reati presupposto, dai quali, in caso di compimento da parte di “persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione (figure apicali) o da soggetti sottoposti alla loro direzione e vigilanza”, deriva la responsabilità amministrativa degli enti, che può dar luogo al pagamento di sanzioni pecuniarie (anche ingenti) e all’irrogazioni di sanzioni di tipo interdittivo (fino alla sospensione e revoca delle autorizzazioni, licenze, o concessioni).
Azione coerente con le finalità del “Codice della Crisi d’Impresa”, e convergente verso la necessità per tutte le imprese di dotarsi di sistemi di gestione e controllo in grado di mappare le aree di rischio aziendale, codificare le azioni necessarie per evitare il compimento dei reati ed intercettare tempestivamente possibili segnali di crisi, formare adeguatamente il personale e monitorare costantemente la gestione aziendale.
L’adozione e l’effettiva applicazione di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo nelle società è diventata, oggi più che mai, necessaria non solo per evitare la responsabilità dell’ente, ma anche e soprattutto per dotare l’impresa di un sistema di gestione e controllo a supporto delle funzioni di governance per il monitoraggio costante dell’attività dell’impresa e la misurazione delle performance aziendali.
Lo studio supporta le imprese:
- nell’analisi delle aree aziendali di rischio e dei presidi esistenti;
- nella definizione ed implementazione dei protocolli interni e dei flussi informativi
- nella predisposizione (o revisione) del Modello 231 (parte generale e speciale, codice etico, codice sanzionatorio, Regolamento dell’OdV);
- nella definizione del programma di formazione rivolto ai dipendenti e alle figure apicali.
I professionisti dello studio, inoltre, possono assumere incarichi come membri dell’Organismo di Vigilanza.
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