Finanziamenti garantiti dallo Stato e responsabilità patrimoniale degli amministratori

8 Luglio 2020
Responsabilità patrimoniale Amministratori

Le difficoltà finanziarie in cui versano le aziende a causa della emergenza sanitaria da Codiv-19 non dovrebbero indurle, comunque, ad accedere ai finanziamenti garantiti dalla Stato previsti dal “Decreto Liquidità” senza aver effettuato un’accurata e approfondita pianificazione economico – finanziaria che rappresenti la coerenza dei nuovi impegni assunti nel quadro generale delle fonti di finanziamento societarie e la capacità prospettica dell’azienda di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni, comprese quelle derivanti dall’ottenimento dei nuovi finanziamenti.

L’accesso al credito deve essere attentamente valutato anche – ma non solo – alla luce dei vincoli di utilizzo imposti dalla normativa, al fine di evitare che il ricorso a nuovi finanziamenti possa minare equilibri aziendali già resi più fragili dalla pandemia o essere impiegato per finalità diverse, con conseguenti possibili responsabilità patrimoniale per l’imprenditore.

Responsabilità ben codificata dal combinato disposto degli articoli 2086 e 2476 del c.c. in vigore dal marzo del 2019, introdotti con l’approvazione del “Codice della Crisi” e che, a differenza del sistema di alert previsto dallo stesso codice, la cui entrata in vigore è stata differita al 2021, sono invece pienamente efficaci.

Assetti organizzativi, amministrativi e contabili

Appare dunque evidente come, in un contesto come quello attuale, l’adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili (art. 2086 c.c.) rappresenti un fattore indispensabile per un corretto approccio alla gestione di impresa.

Di questi aspetti si è recentemente occupata la Fondazione Centro Studi UNGDCEC con la circolare n. 3 dell’8 giugno 2020, che ha evidenziato che affinché gli “assetti aziendali” ex art. 2086 c.c. possano correttamente adempiere alla loro funzione dovrebbero rispondere ai seguenti “contenuti/caratteri minimi”:

  • corretto e fisiologico funzionamento in condizioni di normalità a prescindere dall’esistenza di sintomi di allerta prima e crisi poi;
  • costante identificazione, misurazione e monitoraggio dei rischi tale da consentire, in un processo circolare, anche la riscrittura degli stessi assetti aziendali oltre che delle strategie e azioni di profilassi ovvero di intervento;
  • attenta pianificazione economico-finanziaria costruita in una premiante prospettiva forward looking in luogo di una prospettiva backward looking;
  • costante monitoraggio dell’attività imprenditoriale e della sua efficacia ed efficienza.

Pianificazione economico finanziaria e costante monitoraggio dell’attività, con verifica sistematica dell’efficacia ed efficienza rispetto agli obiettivi fissati sono azioni che tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione, devono adottare al più presto dotandosi di un sistema di controllo interno in grado di fornire, sistematicamente, elementi utili per individuare tempestivamente segnali di alert.

Elementi predittivi e Crisi d’impresa

In particolare, la pianificazione economico finanziaria deve riflettere le mutate stime in termini di ricavi  e tempi medi di incasso, tenendo conto del diverso contesto economico e dei rischi collegati a possibili annullamenti di ordini, dei costi di produzione, tenendo conto delle nuove condizioni di produttività aziendale e dei rischi connessi (ad esempio sanitario, per la possibile diffusione del contagio in azienda, o produttivo, per la possibilità che il ciclo di lavorazione subisca ritardi o interruzioni per ragioni sanitarie o industriali, legate alla filiera di appartenenza), e del possibile rischio di default associato alla specifica situazione economica aziendale.

In conclusione, poiché l’attuale situazione ha evidenziato i limiti strutturali del sistema economico ed ha dimostrato come l’identificazione e valutazione dei rischi aziendali debbano essere poste alla base di ogni piano aziendale sul lungo periodo, seppur di estrema difficoltà, questo momento deve essere vissuto come un’opportunità per un radicale cambiamento in cui la gestione del rischio assumerà una dimensione sempre più strategica con impatti rilevanti sui modelli di business.

E la differenza tra lo sviluppo ed il declino sarà la capacità di valutare la valenza predittiva delle informazioni di tipo qualitativo oltre che di quelle quantitative, con il ricorso a nuove competenze e prassi manageriali per la gestione del processo decisionale.

 

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