La riforma fiscale ha affrontato una questione critica che negli anni ha portato a un significativo aumento dei processi penali: l’indebita compensazione dei crediti di imposta inesistenti.
La delega fiscale per la riforma fiscale sembra ora porre fine a questo problema, stabilendo che il reato relativo all’indebita compensazione dei crediti di imposta inesistenti di 50.000 euro scatterà solo in caso di frode. Ciò significa che la semplice contestazione del fisco e l’utilizzo dello stesso da parte del contribuente non sarà più sufficiente per configurare il reato, ma saranno necessari ulteriori elementi.
La nuova definizione di credito di imposta inesistente
Con la legge delega il Governo ha modificato la definizione di credito di imposta inesistente, stabilendo che può essere considerato tale solo se si verifica frode o se manca la documentazione a supporto. In tutti gli altri casi, il credito di imposta sarà invece considerato non spettante e non darà luogo a reato.
La disciplina vigente sui crediti d’imposta inesistenti
La disciplina attualmente in vigore ha causato numerose contestazioni e implicazioni anche dal punto di vista penale per le imprese italiane che effettuano investimenti in ricerca e sviluppo. Secondo le disposizioni attuali, i crediti di imposta si considerano inesistenti qualora manchino i presupposti per il loro riconoscimento e a condizione che l’irregolarità non sia evidente attraverso i controlli automatizzati.
Tuttavia, gli uffici fiscali hanno applicato questa disciplina in modo estremamente penalizzante, contestando spesso l’inesistenza dei crediti. Nella prasso, è accaduto frequentemente che gli uffici dell’Agenzia delle Entrate abbiano contestato l’esistenza di tali crediti sulla base della non considerazione dell’attività di ricerca come innovativa.
Come cambierà la disciplina sui crediti di imposta R&S con la legge delega?
Secondo la legge delega, il credito dovrà essere considerato non spettante e non inestitente poiché la contestazione del fisco deriva da una diversa interpretazione e non da un comportamento fraudolento. Oltre alla frode, il credito sarà considerato inesistente anche nel caso di un contribuente che ha presentato documentazione falsa per far valere il credito senza aver effettivamente svolto alcuna attività di ricerca.
La nuova definizione avrà effetti non solo dal punto di vista penale, ma anche dal punto di vista amministrativo. La sanzione applicabile sarà del 30% anziché variare tra il 100% e il 200%. Sarà inoltre superato l’orientamento della Corte di Cassazione che considera inesistente qualsiasi credito che per diversi motivi non sia utilizzabile. La sentenza n. 16353 del 2023 ha già espresso quest’opinione.
Il legislatore ha riconosciuto che in alcuni casi i crediti di imposta siano stati utilizzati indebitamente, ma riconoscendo la buona fede dei contribuenti ed è per tale ragione che con l’art. 5, commi da 7 a 12, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, e s.s.m. è stata riconosciuta ai contribuenti la possibilità di accedere alla procedura di riversamento spontaneo, senza l’irrogazione delle sanzioni e l’applicazione degli interessi, per gli indebiti utilizzi in compensazione del credito di imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo.
Tuttavia, in linea con le previsioni di cui alla legge delega, non è possibile accedere a questa procedura di riversamento spontaneo in caso di frode o se la documentazione alla base del credito è completamente mancante.
Il legislatore ha riconosciuto che in alcuni casi i crediti di imposta siano stati utilizzati indebitamente, ma ha riconosciuto anche la buona fede dei contribuenti. Un’apertura che aveva già trovato conferma nell’orientamento delle precedenti legislature con la messa a regime della procedura di riversamento spontaneo senza sanzioni e interessi per gli utilizzi indebiti del credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, non sarà possibile accedere a questa procedura in caso di frode o mancanza completa di documentazione.
Il nostro parere sulla rivisitazione della definizione di credito di imposta inesistente
In attesa dei decreti attuativi, è positivo notare l’apertura del Governo verso un sostanziale adeguamento del sistema fiscale alla complessità delle dinamiche economiche. L’intervento sulla definizione di credito di imposta inesistente dovrebbe fornire maggiore chiarezza e sicurezza giuridica per i contribuenti, riducendo al contempo il rischio di contenziosi e processi penali derivanti da contestazioni fiscali.
È fondamentale che le imprese si attengano scrupolosamente alle nuove disposizioni legislative e si assicurino di fornire la documentazione corretta a sostegno dei propri crediti di imposta. In caso di dubbi o incertezze, è consigliabile consultare un consulente qualificato che possa fornire un supporto esperto e garantire la corretta applicazione delle norme fiscali.
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