Reati 231: la sospensione può riguardare anche una sola autorizzazione

24 Gennaio 2024
reati 231 e sospensione di licenze e autorizzazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito che la sospensione delle autorizzazioni, licenze o concessioni disposta dall’Autorità giudiziaria in caso di accertamento di reati 231 può riguardare anche una sola autorizzazione, e non necessariamente tutte quelle possedute dall’ente.

Con la  sentenza n.47564 del 27.11.2023, la Corte ha accolto il ricorso di un’azienda che era stata sanzionata in sede cautelare con la sospensione di tutte le autorizzazioni possedute, in seguito all’accertamento di uno dei reati presupposto 231.

La Corte ha osservato che la sospensione delle autorizzazioni è una sanzione interdittiva che ha lo scopo di impedire all’ente di proseguire l’attività in cui è stato commesso il reato. Tuttavia, tale sanzione deve essere proporzionale alla gravità del reato commesso e non può in alcun modo comportare un’interruzione totale dell’attività dell’ente.

Nel caso preso in esame, la Corte ha ritenuto che la sospensione di tutte le autorizzazioni possedute dall’azienda era sproporzionata, in quanto avrebbe comportato la chiusura dell’azienda e la perdita di posti di lavoro.

La sentenza della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per le aziende che sono interessate dalla disciplina del D.lgs. 231/2001. Le aziende possono presentare ricorso contro la sospensione di tutte le autorizzazioni, qualora ritengano che la sanzione sia sproporzionata.

Interdizione dall’esercizio e sospensione delle autorizzazioni: quali differenze?

Nel caso preso in esame, l’azienda era stata inizialmente sanzionata con l’interdizione dall’esercizio dell’attività per la durata di sei mesi. Tuttavia, il Tribunale del riesame ha deciso di sostituire tale misura cautelare con la sospensione delle autorizzazioni doganali rilasciate alla società, ai fini dell’accesso al servizio telematico doganale E.D.I. nonché della gestione della garanzia per i conti differiti e per il conto di transito T1.

La Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione delle autorizzazioni è una sanzione interdittiva che ha lo scopo di impedire all’ente di proseguire l’attività in cui è stato commesso il reato. Tuttavia, tale sanzione deve essere applicata proporzionalmente alla gravità del reato e non può comportare un’interruzione totale delle attività dell’ente.

L’interdizione dall’esercizio, invece, è una sanzione interdittiva che comporta il divieto per l’ente di esercitare l’attività in cui è stato commesso il reato. La durata dell’interdizione è determinata dall’Autorità giudiziaria, in base alla gravità del reato.

Le differenze tra le due sanzioni sono quindi le seguenti:

  • La sospensione delle autorizzazioni può riguardare anche una sola autorizzazione, mentre l’interdizione dall’esercizio è sempre totale.
  • La sospensione delle autorizzazioni deve essere proporzionata alla gravità del reato, mentre l’interdizione dall’esercizio non ha questo limite.

La sentenza della Corte di Cassazione conferma che le aziende possono presentare ricorso contro la sospensione di tutte le autorizzazioni, qualora ritengano che il tribunale abbia applicato sproporzionalmente le sanzione previste per i reati 231.

Inoltre, la sentenza conferma che l’interdizione dall’esercizio è una sanzione più grave della sospensione delle autorizzazioni.

Reati 231, i principi di proporzionalità e gradualità nell’applicazione delle sanzioni

I principi di proporzionalità e gradualità sono due principi fondamentali del diritto penale, che si applicano anche all’applicazione delle sanzioni interdittive previste dal D.lgs. 231/2001.

Il principio di proporzionalità impone che la sanzione sia commisurata alla gravità del reato commesso. In altre parole, la sanzione deve essere tale da dissuadere l’ente dal commettere reati futuri, ma non deve essere eccessiva, in quanto potrebbe ledere ingiustamente l’ente e i suoi stakeholders.

Il principio di gradualità impone che, tra le sanzioni possibili, sia applicata quella meno grave, purché sia idonea a conseguire gli obiettivi di prevenzione. In altre parole, l’Autorità giudiziaria deve valutare tutte le sanzioni possibili, e scegliere quella che sia meno lesiva per l’ente, purché sia comunque efficace nel prevenire futuri reati.

Reati 231, criteri per la valutazione della proporzionalità della sanzioni interdittive

Nel caso della sospensione delle autorizzazioni, l’Autorità giudiziaria deve considerare i seguenti criteri per valutare la proporzionalità della sanzione:

  • La natura e la gravità del reato commesso. La sospensione delle autorizzazioni è una sanzione che ha lo scopo di impedire all’ente di proseguire l’attività in cui è stato commesso il reato. Pertanto, la gravità del reato è un criterio fondamentale per valutare la proporzionalità della sanzione.
  • L’impatto della sospensione delle autorizzazioni sull’ente e sui suoi stakeholders. La sospensione delle autorizzazioni può avere un impatto negativo sull’ente, sui suoi dipendenti, sui suoi clienti e sui suoi fornitori. L’Autorità giudiziaria deve quindi valutare l’impatto della sanzione sull’ente e sui suoi stakeholders, al fine di evitare che la sanzione sia eccessivamente lesiva.
  • La possibilità di applicare sanzioni alternativ L’Autorità giudiziaria deve valutare la possibilità di applicare sanzioni alternative alla sospensione delle autorizzazioni, come ad esempio l’applicazione di una sanzione pecuniaria o la nomina di un commissario giudiziale. Se è possibile applicare una sanzione alternativa meno lesiva, l’Autorità giudiziaria deve preferirla alla sospensione delle autorizzazioni.

Se con la progressiva estensione del catalogo dei reati 231, presupposto della responsabilità degli enti, monitorare il rischio con un adeguato sistema di prevenzione e controllo è diventato prioritario per ogni impresa, un’adeguata conoscenza della normativa permette alle imprese e ai suoi soci però una protezione maggiore per gli eventuali squilibri che si potrebbero verificare in sede di accertamento.

Per questo motivo, è importante che le imprese si dotino di un adeguato sistema di prevenzione e controllo, e che siano in grado di comprendere le implicazioni della normativa 231.

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