Con il D.Lgs. 75/2020 è stata data attuazione alla Direttiva UE 1371/2017 (Direttiva PIF), relativa alla lotta contro le frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale.
In particolare, la Direttiva PIF ha introdotto alcune modifiche alla disciplina delle violazioni doganali contenuta nel Dpr 43/1973, Testo unico delle leggi doganali (Tuld). L’articolo 4 della direttiva ha, infatti, rimodulato le ipotesi di depenalizzazione, che risultano ora limitate alle sole condotte di contrabbando per le quali i diritti di confine dovuti siano inferiori o uguali alla soglia di 10mila euro, significando che per i casi in cui i diritti di confine in parola risultino superiori (anche di poco) a tale soglia, può essere (ri)contestato il reato di contrabbando doganale.
Inoltre, un ulteriore effetto della Direttiva PIF è stato l’inserimento dei delitti di contrabbando disciplinati dal Tuld tra i reati presupposto 231.
In particolare, all’articolo 25-quinquiesdecies del D. Lgs. 231/2001 è stato introdotto il comma 1-bis, il quale prevede che in relazione alla commissione dei delitti previsti dal D.Lgs. 74/2000, se commessi nell’ambito di sistemi fraudolenti transfrontalieri e al fine di evadere l’Iva per un importo complessivo non inferiore a 10 milioni di euro, all’ente si applicano sanzioni pecuniarie che vanno da 300 a 400 quote (una quota va da un minimo di 258 a un massimo di 1.549 euro secondo l’articolo 10, comma 3, del D. Lgs. 231/2001).
Inoltre, al D.Lgs. 231/2001 è stato introdotto il successivo articolo 25-sexiesdecies, che prevede l’applicazione della sensazione pecuniaria fino a 200 quote in caso di commissione dei reati di contrabbando meno gravi, previsti dal Tuld, ovvero per un importo superiore a 10.001 euro e fino a 100.000 euro. Quando i diritti di confine dovuti superano l’importo di 100 mila euro si applica all’ente la sanzione pecuniaria fino a 400 quote.
In tale contesto generale, caratterizzato da una sempre maggiore attenzione al tema della responsabilità amministrativa delle società che ha determinato l’introduzione di nuovi reati presupposto nel novero del D. Lgs. 231/2001, si rende quanto mai necessario un efficace aggiornamento del modello organizzativo 231 da parte delle imprese che hanno rapporti commerciali con l’estero e vogliono tutelarsi contro il rischio di incorrere nelle fattispecie previste dal reato di contrabbando doganale.
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